Artisti in Maloja


Alberto Giacometti

10 ottobre 1901 - 11 gennaio 1966

2016:ERA L'ANNO COMMEMORATIVO PER IL 50° ANNIVERSARIO DELLA MORTE


Figlio del pittore postimpressionista Giovanni Giacometti e di Annetta Stampa, cominciò a disegnare, a dipingere e a scolpire assai giovane.

Dopo aver frequentato la Scuola di arti e mestieri di Ginevra, nel 1919, si iscrisse a Parigi ai corsi di scultura di Émile-Antoine Bourdelle,
all'Accademia della Grande Chaumière nel 1922. Disparate esperienze culturali orientarono in direzioni diverse la sua operatività di questi anni.

Lo testimoniano i suoi disegni, caratterizzati dalla frantumazione cubista, analitica, di ogni dettaglio, e sculture.
Ne sono esempi Torso del 1925, e Donna cucchiaio (al Kunsthaus di Zurigo) che, sulla base di un lavoro di memoria,
intendono portare alla luce l'essenza concettuale delle cose.

Nel 1928 Giacometti entrò a far parte del gruppo surrealista (con cui ruppe nel 1935, pur partecipando alle mostre fino al 1938).
In questo periodo, sul lavoro a memoria prevalgono l'immaginazione e, spesso, l'inconscio, che conducono Giacometti alla creazione di sculture
assai importanti per l'idea surrealista di oggetto a funzionamento simbolico: Uomo e donna, Parigi), e Boule pendu (Sfera sospesa, del1930, Kunsthaus di Zurigo):
una forma sferica oscillante che sfiora una mezza luna allungata dentro un'ingabbiatura di ferro, introduce il problema dello spazio e della sua delimitazione,
che da allora si precisa come una costante della ricerca estetica di Giacometti.

Nelle sculture dei primi anni '30 ricorrono alcuni elementi che ne costituiscono la chiave interpretativa: allusioni a parti anatomiche e organi sessuali,
posti in dialettico rapporto con le strutture lineari e geometriche entro cui sono inseriti (Gabbia, del 1931, Stoccolma, Moderna Museet;
Palazzo alle 4 del mattino, Museum of Modern Art di New York).

Il ricorso alla Gabbia pone l'idea della scultura come costruzione trasparente, corrispondente plastico dello spazio illusionistico della pittura.
La stessa tematica e gli stessi elementi chiave compaiono nei disegni di Oggetti mobili e muti del 1931, forme inquietanti in quanto difficilmente identificabili,
come scrive lo stesso Giacometti. La sua opera degli anni successivi tende a chiudere la parentesi surrealista.

L'oggetto invisibile rappresenta un punto di riferimento: il parallelepipedo su cui poggia la donna e l'incastellatura alle sue spalle prefigurano
la strutturazione di molte sue opere pittoriche successive, nelle quali ricompare la stessa delimitazione dello spazio a inquadrare le immagini.

Nel decennio lavora appartato occupandosi ancora prevalentemente di scultura.

Il suo interesse si sposta dal mito e dal sogno all'osservazione diretta della realtà, che si accompagna a una più consapevole preoccupazione per i materiali
e le tecniche e implica una notevole trasformazione stilistica che lo conduce ad una sorta di naturismo schematico (Le mele sul buffet, 1937, Museum of Modern Art di New York).

Dal 1947 riprende a dipingere e disegnare intensamente, continuando a lavorare dal vero. I temi preferiti, pochi e di continuo rivisitati,
sono i familiari (la madre e il fratello Diego), gli oggetti che lo circondano, paesaggi visti e vissuti. Le figure sono fisse, immobili rigidamente frontali:
la cornice che Giacometti costruisce attorno ad esse ha la funzione di allontanarle isolandole dallo spazio, creando attorno ad esse vuoto.

È vicino alle problematiche esistenzialistiche; non a caso della sua pittura è stato interprete attento Sartre, che ne ha colto i riferimenti all'inaccessibilità
degli oggetti e delle distanze esistenti tra gli uomini. Lo strumento stilistico scelto per tradurre in immagini le apparenze della realtà visibile è, in pittura,
un segno che si infittisce e si dirada per esprimere la trama di relazioni degli oggetti fra loro e con loro nello spazio circostante,
mentre in scultura grumi di materia apparentemente informi si coagulano lungo fondamentali linee di forza.

L'effige dell'artista ed alcune sue opere sono rappresentate nella banconota elvetica di 100 franchi.

„...dunque volete sapere di me, della mia famiglia e dei miei monti?
Qui si vive a 1817 sopra il mare, e a 15 e sino 30 gradi a freddo,
in una casetta tutta di legno, molto comoda e molto ben riscaldata,
con mia moglie e tre figli?“.

Giovanni Segantini

Corso della vita

Segantini nacque nel 1858 ad Arco (Trient).

Dal 1865 al 1880 visse a Milano dove frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Dal 1880 al 1886 si trasferisce con Bice Bugatti a Pusiano, una zona collinare tra Como e Lecco.

Nel 1886 tutta la famiglia si sposta a Savognino. Qui Segantini comincia a lavorare nel suo stile divisionista del tutto personale.
Inserisce uomini e animali nel paesaggio naturale, creando un’unità dall’avvicendarsi delle stagioni e dalla successione continua di giorno e notte.
Ne costituiscono un esempio opere come L’aratura, Ragazza che fa la calza, Giornata ventosa, La raccolta del fieno o Ritorno dal bosco.

Arriva alle fine dell’agosto 1894 a Maloja e va ad abitare nello Chalet Kuoni che si trovava vuoto. Segantini lavora sempre all’aperto e l’imponente
paesaggio lo affascina a tal punto che non l’abbandona più il pensiero di realizzare un enorme panorama per l’esposizione mondiale del 1900 a Parigi.
Purtroppo il progetto non poté essere realizzato per ragioni economiche. Dall’idea del Panorama scaturì l’attuale trittico
che può essere ammirato nel Museo Segantini di St. Moritz.

Nel 1899 Giovanni Segantini fu colpito da peritonite acuta e morì all’età di 41 anni sullo Schafberg, il monte che sovrasta Pontresina,
dove si era recato per ultimare il dipinto La natura, parte centrale del Trittico ispirato alle Alpi.

 

Sentiero Segantini

Il sentiero Segantini a Maloja offre la singolare opportunità di accostarsi alle opere del pittore negli stessi luoghi dove sono state create.
Grazie alla rappresentazione oggettiva del paesaggio nei sui dipinti e con l'ausilio delle foto d'epoca si riesce ad individuare
con sufficiente precisione i luoghi dove egli ha dipinto. Soltanto li infatti si può avvertire la fortissima suggestione che emanano le sue tele
e capire fino in fondo gli elementi simbolici che egli ha introdotto nella composizione.

La morte 2, 4, 3, il Ritorno al paese natio 3, 9, o La vanità 10, 8, sono fortemente esemplificativi di questa combinazione di realismo e simbolismo.

La prima parte del sentiero conduce dalla Casa Segantini 1,5 alla Chiesa Bianca 8, 11. La stazione 6 - denominata "Il mio atelier" - 13,
che presenta due tabelloni, riveste una notevole importanza, perché le fotografie documentano come Segantini avesse fatto installare all'aperto
anche le due tele del Trittico La natura 2 e La vita 1 che non dipinse a Maloja (vedi esposizione nel padiglione-atelier 1).

Anche la seconda parte del sentiero inizia dalla Casa Segantini1, 5 passando davanti all'atelier per salire poi alla Torre Belvedere 9, 6, 12.
La storia della Torre è legata al nome del Conte belga Camille de Renesse, che nel 1880 fece construire l'Hotel Maloja Palace 10.
Non distante si trova la marmitta glaciale colma d'acqua 10 che è sevita da specchio al nudo femminile del dipinto simbolista La vanità 8.
La passeggiata si può prolungare a piacere e offre, oltre ad una splendida vista sull'Engadina e sulla Val Bregaglia,
una ricchissima documentazione d'interesse geologico e botanico.

Alla stazione 11, 12 del sentiero nei pressi di Capolago ci sono due tabelloni:
il primo riproduce il dipinto Pascoli di Primavera die Giovanni Segantini e l'altro Vista su Maloja 10 di Givanni Giacometti.
I due artisti si conobbero nel 1894 e rimasero legati in amicizia fino alla morte di Segantini, avvenuta nel 1899
(vedi anche stazione 8 Chiesa Bianca con la riproduzione di Segantini sul letto di morte di Giovanni Giacometti).

 

Alberto Giacometti Stampa Parigi
Alberto Giacometti sulla banconota da cento
Giovanni Segantini a Maloja
Giovanni Segantini mezzogiorno nel’ alpe